skip to Main Content

 

AGRIVOLTAICO
CERCHIAMO TERRENI IN ACQUISTO O IN AFFITTO DDS in tutta Italia.
Da 1 Ettaro a oltre i 100 Ettari
Analisi della vincolistica GRATUITA
GRUPPO IMPRENDITORIALE ITALIANO
Condizioni attrattive e tempistica insuperabile.
Esperienza decennale e Track record invidiabile

È una delle tecnologie innovative per produrre energia pulita che maggiormente stanno andando incontro al successo negli ultimi mesi, l’agrivoltaico, una soluzione innovativa e sostenibile per produrre energia direttamente dalle nostre terre.
Un sistema di produzione energetica sostenibile che permette agli agricoltori di generare energia pulita mentre coltivano i loro terreni, per cui è stata appena formata la prima rete nazionale da parte di Enea. Vediamo insieme che cos’è e come funziona.

L’energia agrivoltaica, comunemente definita agrivoltaico, è una forma di energia generata da una combinazione perfetta di energia solare e piante, su terreni agricoli, che prevede la combinazione di colture e pannelli solari. Si tratta di un modo innovativo di combinare l’energia rinnovabile con l’agricoltura in un paesaggio caldo e arido, posizionando pannelli solari sopraelevati su un sottobosco di piante, al fine di produrre energia pulita.
Una tecnica, questa, originariamente pensata da Adolf Goetzberger e Armin Zastrow nel 1981; la parola anglofona ‘agrivoltaics’, invece, è stata coniata in tempi più recenti, nel 2011. L’agrivoltaico  – va precisato in via preliminare, rispetto alla considerazione dei vantaggi da essa derivanti – presenta alcuni limiti: il più importante è sicuramente quello per cui non tutti i terreni sono adatti alla produzione di questo tipo di energia; inoltre, le leggi sulla produzione agricola variano da un Paese all’altro.
Al netto di ciò, i benefici derivanti dall’adozione dell’agrivoltaico sono diversi, e di tipo differente. Il primo, e più evidente, è rappresentato dal fatto che chi utilizza questa forma di energia non necessita di ulteriore spazio rispetto a quello che già usa per le coltivazioni. Gli agricoltori possono infatti utilizzare lo stesso per generare denaro dalla produzione solare. Inoltre – vantaggio tutt’altro che trascurabile – i sistemi agrivoltaici hanno la capacità di aumentare la resa delle colture agricole, ridurre il consumo di acqua e ridurre i costi di produzione di energia. Generando (non dimentichiamolo) energia pulita.

Agrivoltaico in Italia, la nuova rete Enea per la sostenibilità
L’iniziativa di Enea  va nella direzione di uno sviluppo dell’agrivoltaico in Italia, tramite la creazione di una rete nazionale aperta a imprese, istituzioni, università e associazioni di categoria per promuovere questa forma di energia che, dunque, consente di produrre energia elettrica da fotovoltaico e, al tempo stesso, di coltivare i terreni.
Il primo obiettivo di questo network, si legge, è quello di “arrivare alla definizione di un quadro metodologico e normativo, di linee guida per la progettazione e valutazione degli impianti, di strumenti di supporto ai decisori e di contribuire alla diffusione di conoscenze e promuovere le eccellenze italiane nei settori delle nuove tecnologie per l’energia rinnovabile, dell’agricoltura e del paesaggio”.
Hbei ha un’ esperienza decennale come leader globale nel settore delle energie rinnovabili e convenzionali. È specializzata nello sviluppo, progettazione, costruzione, manutenzione e gestione di impianti di produzione di energia su larga scala a livello internazionale.
L’azienda ha alle spalle un alto riconoscimento nel settore, grazie alla sua capacità realizzativa, alla qualità dei servizi forniti e ad un ufficio tecnico con un livello qualitativo senza eguali.
La missione dell’azienda è perseguire il successo attraverso l’impegno e l’innovazione, garantire la massima redditività del progetto, fornire servizi di alta qualità e mantenere un impegno a lungo termine nei confronti di clienti e partner.
L’esperienza tecnica acquisita gli consente di trovare soluzioni innovative per guidare il cambiamento verso un futuro più sostenibile, perseguire il concetto di costante evoluzione e miglioramento rimanendo fedele ai valori fondamentali che definiscono l’azienda.
Grazie ai risultati raggiunti, alla trasparenza e all’eccellenza delle operazioni svolte, ha consolidato la propria posizione nel mercato delle energie rinnovabili.

Applichiamo il concetto di sostenibilità a tutte le azioni quotidiane per garantire un risultato positivo sia a livello ambientale che socio-economico. Ci impegniamo a migliorare le nostre soluzioni energetiche attraverso l’innovazione e la generazione di energia pulita e sostenibile per soddisfare le esigenze sociali, economiche e ambientali sia a livello locale che globale. Manteniamo il massimo rispetto per l’ambiente, effettuando un controllo esaustivo dell’impatto di ogni progetto, in anticipo rispetto al suo sviluppo, e progettando la soluzione ideale per mitigare il più possibile qualsiasi impatto che possa essere dannoso per l’ambiente. Manteniamo un fermo impegno a contribuire allo sviluppo sociale delle comunità e dei mercati in cui operiamo, non solo generando energia pulita, ma anche creando occupazione nei mercati locali e promuovendo Programmi di sviluppo che promuovano l’apprendimento e la formazione.

L’attività principale di HBEI è la collaborazione con ENERGIE RINNOVABILI per la realizzazione di progetti per la generazione di energia da fonti rinnovabili, e soprattutto solare, dall’individuazione delle migliori localizzazioni, al fine di garantire i migliori allacciamenti alla rete elettrica e l’assenza di vincoli ambientali, fino all’elaborazione di tutti i permessi per l’ottenimento dell’autorizzazione a costruire ed operare. Progettiamo un impianto efficiente, grazie al quale risparmiamo tempo e denaro per ottenere un rapido avviamento dei parchi

LE DIVERSE FASI

Contratto EPC

L’azienda offre anche soluzioni chiavi in ​​mano che coprono l’ingegneria, la fornitura e la costruzione di progetti, in modalità “contratto EPC” , nonché il suo successivo O&M (Operation and Maintenance). Offriamo un costo EPC (ingegneria, fornitura e costruzione) uniforme e interessante, con l’uso di una tecnologia collaudata e affidabile per aprire la strada alla chiusura di contratti di acquisto di energia competitivi (PPA Power Purchase Agreement) che possiamo anche offrire e negoziare. Comprendiamo che questi elementi sono necessari per consolidare l’operazione a basso rischio e fare la differenza per ottenere finanziamenti alle migliori condizioni di mercato. Copriamo l’intera catena di processo in tutte le sue fasi:

 

 

  • FASE INIZIALE DI SVILUPPO CONTRATTO EPC
    Analisi del quadro normativo e delle politiche locali.
    Selezione e localizzazione di luoghi idonei con migliori condizioni di produzione.
    Negoziazione con i proprietari terrieri.
    Studi di fattibilità.
    Ingegneria.
    Ideazione e definizione dei progetti.
    Gestione di permessi e licenze, anche ambientali e di esercizio.

 

  • FASE DI ESERCIZIO E MANUTENZIONE
    Funzionamento dell’impianto.
    Supervisione e manutenzione.
    Ispezioni, audit e ottimizzazione dei sistemi di monitoraggio e controllo.
    Verifiche tecniche e di performance.
    Analisi e report ad hoc sull’attività dell’impianto.
    Assistenza in loco.
    Gestione delle operazioni relative al trading di CO2.

Con il via libera del decreto Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso febbraio, e la Delibera ARERA dello scorso 4 Agosto decollano in Italia le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile. Comunità, condomini, famiglie e imprese potranno finalmente autoprodurre e autoconsumare collettivamente energia pulita.

L’art. 42-bis del Decreto Milleproroghe (DL 162/2019), convertito in legge il 28 febbraio 2020, ha introdotto in Italia le configurazioni di autoconsumo collettivo e di comunità energetiche, anticipando il recepimento della Direttiva UE 2019/944 sul mercato interno dell’energia elettrica e la Direttiva UE 2018/2001 sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili, previsto rispettivamente entro il 31 dicembre 2020 ed entro il 30 giugno 2021.
In particolare, il dettato normativo anticipa alcune previsioni della normativa europea, consentendo di condividere l’energia prodotta da impianti, obbligatoriamente alimentati da fonti rinnovabili, di potenza non superiore a 200 kW, tra soggetti che si trovano nello stesso edificio in cui l’energia è prodotta (autoconsumo collettivo), o che sono connessi alla stessa porzione di rete di distribuzione in bassa tensione (comunità energetiche).
Per dare attuazione, il Milleproroghe ha dato mandato al Ministero per lo Sviluppo Economico di stabilire un incentivo a sostegno di tali configurazioni e all’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA), di definire le eventuali componenti tariffarie della bolletta da non applicare all’energia condivisa.
Pertanto, l’ARERA, dopo una consultazione pubblica, con la Delibera 318/2020 dello scorso 4 agosto ha stabilito il quadro regolatorio per l’accesso a queste configurazioni e per la restituzione delle componenti in bolletta. A tal fine, il referente dell’iniziativa (che può essere un produttore non membro della configurazione stessa) dovrà presentare istanza al Gestore dei Servizi Energetici (GSE), comunicando l’elenco dei partecipanti, in cui specifica il tipo di soggetto e utenza, il codice POD e il rispetto dei requisiti previsti dal Milleproroghe. A seguito delle verifiche da parte del GSE, dovrà stipulare con questo un contratto di 20 anni che regola l’erogazione della restituzione delle componenti in bolletta e dell’incentivo definito dal Mise.
La restituzione comprende una parte delle componenti di trasmissione e distribuzione e, solo per l’autoconsumo collettivo, le perdite di rete evitate, per un ammontare pari a circa 8-9€/MWh per il 2020. Il Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli ha poi recentemente siglato il decreto che stabilisce la tariffa incentivante per l’energia condivisa in tali configurazioni, pari a 100€/MWh per l’autoconsumo collettivo e 110€/MWh per le comunità energetiche. L’energia che invece non viene condivisa, ma immessa in rete, può essere venduta al mercato o al Gse tramite il Ritiro Dedicato. Inoltre, il Decreto permette, agli impianti entrati in esercizio dopo il 1° marzo 2020 che beneficiano dello Scambio sul Posto, di sostituire questo regime con una delle due configurazioni di autoconsumo collettivo o comunità energetica, accedendo ai relativi incentivi.
Su tali configurazioni è inoltre intervenuto il DL Rilancio prevedendo con l’art. 119 la possibilità di beneficiare del Superbonus al 110% per la realizzazione dei primi 20 kW dell’impianto: in questo caso, è possibile ricevere solo la restituzione delle componenti in bolletta per l’energia condivisa, mentre le eccedenze vanno cedute al GSE tramite Ritiro Dedicato.
Inoltre, esclude dall’esercizio di attività commerciale gli impianti fino a 1.000 kW gestiti da autoconsumatori collettivi e comunità energetiche, permettendo, quindi, di beneficiare della detrazione fiscale al 50%, prevista dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, per la loro realizzazione (precedentemente il limite era a 20 kW).
Al momento mancano all’appello la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Mise, che al vaglio della Corte dei Conti, e la definizione, da parte del GSE, dei documenti operativi per accedere alle nuove configurazioni, affinché questo primo periodo di sperimentazione possa iniziare e fornire indicazioni utili a migliorare questo modello in vista del prossimo recepimento delle Direttive Europee, per esempio ampliando l’ambito di partecipazione alle comunità energetiche e includendo tecnologie diverse da quelle rinnovabili, ma altrettanto importanti per la decarbonizzazione, come la Cogenerazione ad Alto Rendimento.

LE COMUNITA’ ENERGETICHE RINNOVABILI

CHE COSA SONO
Le comunità energetiche rinnovabili sono finalmente una realtà! dopo la conversione in legge del Decreto Milleproroghe, in Italia è oggi possibile creare le comunità energetiche rinnovabili! Una CER è una comunità energetica rinnovabile, che nasce con lo scopo di fornire benefici ambientali, sociali ed economici ai suoi membri e a livello di comunità grazie alle rinnovabili.

La CER, è, un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria (a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità̀ di energia rinnovabile non costituisca l’attività̀ commerciale e/o industriale principale) ed è autonomo; i cui azionisti o membri che esercitano potere di controllo sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità̀ locali ivi incluse, ai sensi dell’art. 31, comma 1 lettera b) del D.Lgs. 199/21, le amministrazioni comunali, gli enti di ricerca e formazione, gli enti religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale nonché́ le amministrazioni locali contenute nell’elenco delle amministrazioni pubbliche divulgato dall’Istituto Nazionale di Statistica (di seguito anche: ISTAT) secondo quanto previsto all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, situati nel territorio degli stessi Comuni in cui sono ubicati gli impianti di produzione detenuti dalla CER;

La possibilità di aggregarsi per la produzione sino ad 1 megawatt, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili rappresenta la base per lo sviluppo della transizione energetica in Italia ed il primo passo verso le smart city.

CHI PUÒ PARTECIPARE
Alla Comunità Energetica possono partecipare enti territoriali, amministrazioni comunali, persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), commercianti, artigiani, a condizione che siano intestatarie di un fornitura di energia (POD) e che sia collegata alla stessa cabina di trasformazione.
Sono attualmente escluse le grandi aziende con un fatturato annuo oltre i 50 milioni o con più di 250 dipendenti, che potranno invece configurarsi come produttori terzi.
La dimensione minima è di 2 membri, di cui almeno uno deve possedere un impianto di produzione da fonti rinnovabili.

I MEMBRI

I membri vengono definiti consumer e prosumer, primi sono soggetti che non mettono a disposizione impianti di produzione e quindi consumano solamente, mentre i prosumer sono coloro che producono e consumano.

COMUNITA’ ENERGETICHE NORMATIVA 2022

Attualmente, la normativa italiana sulle comunità energetiche rinnovabili consiste nell’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe 162/2019 (convertito con la Legge n. 8/2020 del 28 febbraio 2020), nei relativi provvedimenti attuativi (la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE) e nel D.Lgs. 199/2021, che dà attuazione alla Direttiva Europea RED II sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

SCOPI DELLE COMUNITA’ DI LUNGO PERIODO

L’Agenda UE 2030 del 2015 contiene i famosi 17 gaol da raggiungere entro il 2030. E’ del 14.7.2021, invece, il pacchetto Fit for 55 che aggiorna l’agenda UE e che contiene 13 proposte legislative sull’energia e sul clima, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, come previsto dalla Legge Clima. Tra le misure previste: la riqualificazione del 3% degli edifici pubblici da parte della PA ogni anno. L’obiettivo si accompagna ad un aumento della quota di rinnovabili nel mix energetico al 40% al 2030, dal 32% attuale. La nuova direttiva fisserà l’obiettivo di «produrre il 40% della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2030», a fronte del 19,7% registrato nel 2019 (in Italia al 18% circa nello stesso anno)

INCENTIVI PER LE COMUNITA’ ENERGETICHE

Lo stato premia per 20 anni, attraverso 3 diverse voci di incentivi le comunità che producono, condividono e immettono in rete l’energia non consumata per un totale di circa 160€/ per Mwh Inoltre ci sono diverse forme di agevolazione fiscale che variano in relazione al soggetto richiedente e alla tipologia di contesto in cui viene realizzato l impianto

LE COMUNITÀ ENERGETICHE E L’AUTOCONSUMO COLLETTIVO: I PROVVEDIMENTI ATTUATIVI

Con il via libera del decreto Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso febbraio, e la Delibera ARERA dello scorso 4 Agosto decollano in Italia le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile. Comunità, condomini, famiglie e imprese potranno finalmente autoprodurre e autoconsumare collettivamente energia pulita.
L’art. 42-bis del Decreto Milleproroghe (DL 162/2019), convertito in legge il 28 febbraio 2020, ha introdotto in Italia le configurazioni di autoconsumo collettivo e di comunità energetiche, anticipando il recepimento della Direttiva UE 2019/944 sul mercato interno dell’energia elettrica e la Direttiva UE 2018/2001 sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili, previsto rispettivamente entro il 31 dicembre 2020 ed entro il 30 giugno 2021.
In particolare, il dettato normativo anticipa alcune previsioni della normativa europea, consentendo di condividere l’energia prodotta da impianti, obbligatoriamente alimentati da fonti rinnovabili, di potenza non superiore a 200 kW, tra soggetti che si trovano nello stesso edificio in cui l’energia è prodotta (autoconsumo collettivo), o che sono connessi alla stessa porzione di rete di distribuzione in bassa tensione (comunità energetiche).
Per dare attuazione, il Milleproroghe ha dato mandato al Ministero per lo Sviluppo Economico di stabilire un incentivo a sostegno di tali configurazioni e all’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA), di definire le eventuali componenti tariffarie della bolletta da non applicare all’energia condivisa.
Pertanto, l’ARERA, dopo una consultazione pubblica, con la Delibera 318/2020 dello scorso 4 agosto ha stabilito il quadro regolatorio per l’accesso a queste configurazioni e per la restituzione delle componenti in bolletta. A tal fine, il referente dell’iniziativa (che può essere un produttore non membro della configurazione stessa) dovrà presentare istanza al Gestore dei Servizi Energetici (GSE), comunicando l’elenco dei partecipanti, in cui specifica il tipo di soggetto e utenza, il codice POD e il rispetto dei requisiti previsti dal Milleproroghe. A seguito delle verifiche da parte del GSE, dovrà stipulare con questo un contratto di 20 anni che regola l’erogazione della restituzione delle componenti in bolletta e dell’incentivo definito dal Mise.

La restituzione comprende una parte delle componenti di trasmissione e distribuzione e, solo per l’autoconsumo collettivo, le perdite di rete evitate, per un ammontare pari a circa 8-9€/MWh per il 2020. Il Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli ha poi recentemente siglato il decreto che stabilisce la tariffa incentivante per l’energia condivisa in tali configurazioni, pari a 100€/MWh per l’autoconsumo collettivo e 110€/MWh per le comunità energetiche. L’energia che invece non viene condivisa, ma immessa in rete, può essere venduta al mercato o al Gse tramite il Ritiro Dedicato. Inoltre, il Decreto permette, agli impianti entrati in esercizio dopo il 1° marzo 2020 che beneficiano dello Scambio sul Posto, di sostituire questo regime con una delle due configurazioni di autoconsumo collettivo o comunità energetica, accedendo ai relativi incentivi.
Su tali configurazioni è inoltre intervenuto il DL Rilancio prevedendo con l’art. 119 la possibilità di beneficiare del Superbonus al 110% per la realizzazione dei primi 20 kW dell’impianto: in questo caso, è possibile ricevere solo la restituzione delle componenti in bolletta per l’energia condivisa, mentre le eccedenze vanno cedute al GSE tramite Ritiro Dedicato.
Inoltre, esclude dall’esercizio di attività commerciale gli impianti fino a 1.000 kW gestiti da autoconsumatori collettivi e comunità energetiche, permettendo, quindi, di beneficiare della detrazione fiscale al 50%, prevista dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, per la loro realizzazione (precedentemente il limite era a 20 kW).
Al momento mancano all’appello la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Mise, che al vaglio della Corte dei Conti, e la definizione, da parte del GSE, dei documenti operativi per accedere alle nuove configurazioni, affinché questo primo periodo di sperimentazione possa iniziare e fornire indicazioni utili a migliorare questo modello in vista del prossimo recepimento delle Direttive Europee, per esempio ampliando l’ambito di partecipazione alle comunità energetiche e includendo tecnologie diverse da quelle rinnovabili, ma altrettanto importanti per la decarbonizzazione, come la Cogenerazione ad Alto Rendimento.

Back To Top